Montedidio

di Erri De Luca

In un quartiere di Napoli, quello che sta più in alto, Montedidio, Erri De Luca ambienta una storia intensa e coinvolgente. È la storia di un ragazzo che racconta e si racconta, annotando la vita su un rotolo avuto in dono. Ogni giorno è pronto a srotolare parole che hanno il gusto del momento vissuto tra i colorati e profumati vicoli di un luogo speciale. È un tempo dilatato ma anche circoscritto, quello che ci propone l’autore. C’è il cammino del protagonista che diventa uomo in compagnia del suo “bumeràn”; scoprirà la fatica del lavoro, l’amore e il viso crudele del destino. Mast’Errico è il titolare della bottega dove lavora come aiuto falegname; con loro, anche don Rafaniello, arrivato a Napoli da qualche angolo d’Europa con l’idea fissa di raggiungere la Terra Santa. Don Rafaniello è una persona estremamente buona e si preoccupa unicamente di sistemare le scarpe dei “puverielli”, fino a farle tornare nuove. La sua caratteristica è l’evidente gobba a punta in cima alla schiena. È una gobba in qualche modo magica che contiene tutta la potenza di un sogno.

Nel romanzo ho trovato una scrittura essenziale, diretta. Le parole sono gestite in modo perfetto da De Luca e restano sospese in una continua e bella alternanza tra lingua italiana e dialetto napoletano. In particolare, l’autore cura molto bene le frasi tipiche napoletane e le rende al lettore come voci della strada. Il protagonista è lì. Si tocca con mano e si percepisce tutto il suo “parlare” autentico: “Nuie simmo napulitane e basta!”. E l’italiano? L’italiano viene considerata una lingua quieta, da conservare, buona e silenziosa, dentro i libri. Montedidio è questo e altro… un mondo di colori, odori, facce, tradizioni popolari. È un luogo così ricco di ogni cosa che “Se vuoi sputare per terra, non trovi un posto libero tra i piedi”. I passaggi del romanzo sono tante piccole, dolci fotografie descritte nella magia della parola. C’è una lingua autentica, i suoni dei luoghi, dei vicoli; sembra di essere proprio a Montedidi …

Tra le pagine del romanzo, vivono personaggi unici e particolari. C’è Rafaniello con il suo innato altruismo. Sogna di andare lontano, altrove, quando le ali, spuntando dalla sua gobba, doneranno la bellezza e la forza del volo verso Gerusalemme… l’unica città al mondo in cui la morte si vergogna di esistere perché ha paura di essere inghiottita dalla vita. Gli occhi di Rafaniello sono di un verde intenso perché “tengono” la luce delle lacrime. In lui, vive costante il sogno del volo; vuole spiegare le sue ali per librarsi verso la città amata e desiderata.

Parallelamente, il giovane protagonista vuole liberare la parabola del suo boomerang; è un regalo di suo padre e vive in simbiosi con il prezioso oggetto come un fido compagno di viaggio, testimone della sua crescita fisica ed emotiva. Ogni sera, sul terrazzo condominiale, nel luogo più alto di Montedidio, mostra al cielo il prezioso “bumeràn”, allenando il braccio per un lancio ancora prematuro. L’incontro tra adolescenti, con Maria, viene proposto in pagine di rara bellezza. Maria ha conosciuto già le cattive attenzioni della vita; quelle del padrone di casa. Maria sogna l’amore… e lo trova. “M’importa di te”, dirà… una sua sentita dichiarazione d’amore a quell’io narrante e primo protagonista della storia.

Il tempo corre e si rincorre in una indefinita alternanza dei giorni. Sembra di vivere il tempo di una breve stagione ma la storia narrata è così intensa e ricca di fatti da lasciar intendere un intervallo ben più ampio. Il protagonista e Maria vivranno una storia d’amore che accompagna la crescita di corpi acerbi e desiderosi degli abbracci. Affronteranno anche passaggi duri imposti da un destino non propriamente benevolo. Nel clamore del chiasso respirabile nel tipico quartiere, De Luca entra nell’intimità dei sentimenti dei singoli personaggi. Ci sono i silenzi, le assenze, le lacrime che arrivano dal cuore. E poi c’è una ricorrente dignità; quella bella e onesta che appartiene a chi sa vivere nel rispetto dei sentimenti umani.

Montedidio è un nido di vita autentica ricca di rumori e colori. È la culla di sogni che vivono e respirano a dispetto del tempo e delle singole età. È, soprattutto, un luogo del cuore. Si avvicina la fine dell’anno o di un qualsiasi anno… il tempo non conta. Sembra essere arrivato il tanto atteso appuntamento con il destino. C’è un’aria festante nel quartiere; rumori assordanti pronti ad accogliere l’atteso futuro. Dal punto più alto di Montedidio i destini si compiono. C’è finalmente il lancio troppo a lungo frenato. C’è lo sbattere d’ali non più richiudibili in una piccola gobba. E c’è il grido… quello strozzato e non più acerbo dell’uomo proveniente da un cresciuto e trasformato adolescente. Una spinta d’addio… un simbolismo che vuole essere un urto al tempo vissuto per accogliere il nuovo destino che bussa alla porta. Restano due piume, un paio di scarpe e una coperta che ospita, nel calore, un abbraccio che ha il sapore dell’amore e della vita.

Un testo energico e profondo che racconta, attraverso i destini dei protagonisti, i rumori e i frastuoni di una delle più belle a caratteristiche città italiane.

Erri De Luca (Napoli 20/5/1950) è un giornalista, scrittore e poeta. Conosce diverse lingue (studiate da autodidatta) e ha curato la traduzione di diversi testi stranieri. Pubblica il suo primo romanzo nel 1989, Non ora, non qui. A seguire, molti altri romanzi tra cui Aceto, arcobaleno, Tre cavalli, Il giorno prima della felicità, etc. Sicuramente è uno dei più importanti scrittori italiani contemporanei. Tradotto in più di 30 lingue, ha ricevuto anche diversi premi internazionali. Come giornalista, ha collaborato con le principale testate italiane (La Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Avvenire). De Luca è impegnato anche nel sociale dove si occupa di problemi legati all’emigrazione.

Titolo: Montedidio
Autore: Erri De Luca
Editore: Feltrinelli
Pubblicazione: 2001
pag.: 142
Costo: € 10,00

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