Per le strade di Bologna

a cura di Andrea Mauri

La stagione dell’arte sta per decollare. Con il fresco, abbandonati costumi, sdraio e ombrelloni, il corpo e la mente non chiedono altro che ristorarsi dalle fatiche lavorative con un bel tuffo in musei, gallerie d’arte, mostre, esposizioni. Se poi fossero fuori città, ancora meglio. Quale scusa migliore per una trasferta gustosa su e giù per la Penisola?

Fino al 12 novembre si può scegliere Bologna come meta artistica, perché disseminate in varie zone della città, si possono scoprire e ammirare le opere di Christian Boltanski. L’artista, fotografo e regista francese è conosciuto in Italia per aver trasformato in un’opera d’arte il Museo della memoria della strage di Ustica e per essere stato scelto per rappresentare la Francia alla biennale di Arte di Venezia del 2011 (oltre ad aver diretto il Centre Pompidou e il museo Quai Branly di Parigi)

Anime. Di luogo in luogo, pensato con la stretta collaborazione ideativa dell’artista, si compone di diversi momenti complementari in cui l’interazione tra arte contemporanea, tessuto urbano e società si sviluppa intorno al tema della memoria.

Il progetto speciale, a cura di Danilo Eccher si articola attraverso un percorso scandito in vari interventi e diversi luoghi della città che consente di presentare l’opera di Christian Boltanski in tutte le sue dimensioni espressive: la mostra antologica dal titolo omonimo al MAMbo – Museo d’Arte Moderna di Bologna, la più ampia mai organizzata in Italia; l’installazione performativa Ultima al teatro Arena del Sole, l’installazione Réserve presso l’ex polveriera bunker nel Giardino Lunetta Gamberini; e il progetto speciale Take Me (I’m Yours) all’interno dell’ex parcheggio Giuriolo.

Il tema della memoria è molto sentito da Christian Boltanski, di padre ebreo e quindi legato alle vicende della Shoah. Un bel ritratto della famiglia dell’autore è stata scritta da suo nipote, Christophe Boltanski, nel libro “Il nascondiglio”, edito da Sellerio. La casa di rue de Grenelle a Parigi li vedeva uniti intorno alla figura de la mère-grande (come la chiamavano loro) e le opere dello zio invadevano spesso le stanze di quella particolare abitazione. Un consiglio di lettura prima di avventurarsi per le strade di Bologna.

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