L’Attesa

di Piero Messina

La scena si apre con un uomo che appende drappi neri a specchi e finestre per oscurare una grande sala. Si sofferma poi su una donna vestita di nero, coricata sul letto, con aria sconvolta.

È l’esordio di Piero Messina, allievo di Sorrentino, per il lungometraggio. Un film in cui la lentezza e virtuosismo di certe inquadrature insolite, le luci intense e particolari, la raffinata colonna sonora – fra cui Waiting for the Miracle di Leonard Cohen – lo rendono indimenticabile.

Bravissime le due interpreti: Juliette Binoche (Anna) Lou de Laâge (Jeanne) e non certo da meno Giorgio Colangeli (Pietro).

Ispirata alla novella La vita che ti diedi di Pirandello, la storia è ambientata in un paesino della Sicilia in cui si celebra un funerale. Nella grande casa in cui Anna vive con il suo fedele maggiordomo Pietro, dove le immense stanze vuote evidenziano l’assenza, giunge la giovane Jeanne, dalla Francia, invitata dal suo fidanzato Giuseppe (Giovanni Anzaldo) dopo un periodo in cui la coppia sembrava essersi persa a causa di uno spiacevole episodio accaduto nell’estate precedente. Giuseppe, però, non c’è e Anna, la madre, non dà risposte chiare sulla sua assenza, lasciando intuire a Jeanne che la causa sia il terribile lutto per l’improvvisa perdita di suo fratello.

La ragazza prosegue a inviare messaggi sul cellulare di Giuseppe, per chiedere quando tornerà, senza però avere alcuna risposta.

Anna, nei giorni dell’attesa, si avvicina sempre più a Jeanne instaurando con lei un rapporto intenso e carpendo dalle sue parole gli aspetti del figlio che una madre non può conoscere. Fra le due donne nasce un’intesa profonda.

Anna, nel trattenere Jeanne – in fiduciosa attesa come a volerla proteggere – ritarda il momento in cui prendere coscienza della perdita.

Il ritorno di Giuseppe è atteso per il giorno di Pasqua e alla vigilia Jeanne conosce due ragazzi con cui fa amicizia e che, insieme ad Anna, inviteranno a casa per la cena. Una serata in cui nella grande casa, per qualche momento anche Anna tornerà a sorridere e divertirsi e assisterà a Jeanne, trascinata dalla musica, in un sensuale ballo con uno dei ragazzi.

Il sempre presente Pietro, dopo aver esortato Anna a rivelare la verità, se ne andrà per trascorrere fuori il giorno festivo. Ma prima di uscire lascerà nella stanza di Jeanne il cellulare di Giuseppe, sottratto alla custodia di Anna.
La mattina di Pasqua Jeanne chiede ad Anna spiegazioni sul mancato arrivo di Giuseppe, la quale deciderà di svelare l’atroce verità alla ragazza. Giuseppe non tornerà. Non tornerà più. Non vuole più vederla per quanto accaduto l’estate precedente. Deve farsene una ragione, lasciarlo andare. Rifarsi essa stessa una vita. Innamorarsi di un altro ragazzo, come la sera precedente sarebbe potuto accadere. La invita ad accompagnarla alla processione che si terrà per le strade del paese in serata, ma Jeanne, sconvolta, rifiuta per prepararsi alla partenza il giorno successivo.
Nel finale, che non svelerò, Jeanne capirà la terribile verità.

È più sconvolgente l’attesa di qualcuno che sappiamo non potrà più arrivare, o l’interminabile attesa di qualcuno che non sappiamo perché non arriva?
Comunque un’attesa ben differente da quella in cui c’imbattiamo in Leopardi, come piacere unico e reale.

A intensificare la storia, gli stupendi dialoghi in francese fra le due donne.

È per film come questo che una poi s’innamora perdutamente del cinema.

Titolo: L’attesa
Regia: Piero Messina
Cast: Juliette Binoche (Anna) – Lou de Laâge (Jeanne) – Giorgio Colangeli (Pietro) – Domenico Diele (Giorgio) – Giovanni Anzaldo (Giuseppe) – Corinna Lo Castro (Rosa) – Antonio Folletto (Paolo)
Uscita: settembre 2015
Durata: 100 minuti

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