La scrittura jazz di Cortàzar

a cura di Andrea Mauri

Le prime note del sassofono e con corpo e anima piombi nell’atmosfera fumosa del jazz. Sul palco Javier Girotto a trasformare in musica le parole potenti e ossessive de “Il Persecutore” di Julio Cortàzar, lette da Massimo Popolizio. Il tempo sospeso di una notte magica, quando letteratura e musica si incontrano grazie a due grandi protagonisti della scena artistica italiana. Complice il “Teatro Vascello” di Roma.

Omaggio al mondo del jazz e alle sue ossessioni creative, “Il Persecutore” non è soltanto un racconto biografico, ma interrogazione in forma narrativa sull’irriducibile alterità del genio artistico. Cortázar racconta di aver cercato a lungo il protagonista di questa long short–story e di averlo riconosciuto, alla fine, nel profilo biografico di Charlie Parker:

un individuo che, pur dotato di enorme intuizione, sia molto ignorante, molto primitivo. Un personaggio che non pensi. Un uomo che non abbia pensieri, ma solo sensazioni, che, nella sua musica, nei suoi amori, nei suoi vizi, nella sua infelicità, sempre e dovunque, non agisca che al livello delle sensazioni.

Cortázar, melomane amante del jazz, è di un rigore assoluto nell’attribuire alla ritmica della prosa una parte fondamentale della sua narrazione. E ne “Il persecutore” la scrittura è sviluppata e costruita come i ritmi del jazz.

Vorresti ascoltare per ore Massimo Popolizio leggere Cortàzar con una potenza e un’interpretazione che restituiscono le immagini più profonde del testo, e Javier Girotto giocare con il sassofono. Ma tutte le storie hanno una fine, anche se proprio non ti va giù di vedere il sipario calare su questa straniante serata.

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