La giornata di una signora

a cura di Andrea Mauri

La Fondazione Accorsi-Ometto ospita, nelle sale dell’omonimo museo, una serie di abiti provenienti dalla Collezione Roberto Devalle e risalenti al periodo 1895-1925.

L’esposizione, curata da Silvia Mira, storica della moda, conduce il visitatore all’interno di un mondo che, per essere capito appieno, va decodificato: gli abiti rappresentano una sorta di linguaggio non scritto, che rimanda a realtà sociali e politiche specifiche, che parla di differenze e di uguaglianze, di appartenenze e di esclusioni. Gli abiti sono parole che continuano a raccontare, anche dopo molti anni, il contesto, all’interno del quale e per il quale, sono stati concepiti.

In questo modo, il percorso museale si trasforma nella perfetta scenografia per ambientare capi significativi, alcuni firmati da note Maison torinesi, come Sacerdote o De Gasperi e Rosa, altri da sartorie sconosciute, ma tutti in grado di trasportare i visitatori in una realtà e in una ritualità lontana e, ormai, dimenticata.

L’occasione è offerta dalla mostra GIACOMO GROSSO. Una stagione tra pittura e Accademia (Museo di Arti Decorative Accorsi-Ometto, Torino | Pinacoteca dell’Accademia Albertina di Belle Arti, Torino, Palazzo Comunale di Cambiano, 28 settembre 2017 — 7 gennaio 2018), grazie alla quale gli abiti esposti nelle sale del museo dialogano idealmente con quelli dei dipinti in mostra, per sottolineare, come arte e moda, pittura e tessuti, siano uniti, tra loro, a un preciso momento storico e all’evoluzione della moda e del costume.

L’avventura della sartoria Devalle inizia a Torino nel 1925: Giovanni Devalle, attore, nonché sarto e costumista, acquista i costumi e le attrezzerie delle case di produzione torinesi che, dopo i successi cinematografici di Cabiria e La saga di Maciste, stanno progressivamente chiudendo e li affitta alle compagnie di prosa e di lirica che si esibiscono nei teatri torinesi.

È però con il figlio, Roberto Devalle, che la sartoria acquista la sua funzione più importante: non solo quella del noleggio, ma anche quella della creazione di fantasia e di ricostruzione filologica dei costumi per lo spettacolo. Il giovane Devalle, nel 1948 viene nominato capo della sartoria del Teatro Regio di Torino; nel 1951 viene assunto alla Sartoria teatrale della Scala a Milano, dove resta fino al 1956, anno in cui fa ritorno a Torino per assumere la direzione della ditta paterna. Nel 1968 la sartoria si trasferisce nella sede attuale di Via degli Artisti. Sono gli anni del boom della televisione con programmi di rilievo e sceneggiati di successo e molti dei costumi che vanno in onda sulla Rai provengono dalla sartoria Devalle e sono per lo più confezionati ex novo.

Ancora oggi, accanto alla sua attività sartoriale e di noleggio, Roberto Devalle, affiancato dalla preziosa presenza del figlio Andrea, va alla ricerca di abiti e costumi d’epoca, restaurandoli e studiandoli, rendendo, così, la sua collezione fonte importante per mostre, esposizioni, spettacoli teatrali, sceneggiati televisivi e film.

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