La corrispondenza

di Giuseppe Tornatore

Quando ho avuto tra le mani “La corrispondenza” di Giuseppe Tornatore, ho subito avuto l’impressione di avere a che fare con un romanzo “capovolto”. Normalmente è il film che nasce dal romanzo, quale forma visiva di adattamento alla scrittura. In questo caso, come afferma lo stesso regista, è il libro che nasce dall’omonimo film. Una bella intuizione, devo dire, perché il romanzo è affascinante, profondo e si fa leggere in tutte le sue innumerevoli prospettive, in una realtà che è irreale e che sospende la scrittura in un tempo “vivo” che non vuole accettare la fine.

Ed Phoerum è un docente universitario, un astrofisico di fama internazionale. Ha una famiglia e due figli. Incontrerà Amy Ryan, una studentessa di fisica che cerca di mantenersi lavorando come stuntwoman. Amy ha più o meno l’età dei figli di Ed. Il Prof. e la studentessa si incrociano, si innamorano e non potrebbe essere diversamente. La ragazza ama l’intelligenza di Ed, il suo continuo fermento emotivo, la forza di tenere a bada l’intero universo e la meravigliosa capacità di saperlo raccontare. Ed adora l’esuberanza di Amy (la chiama “kamikaze”), il suo sorriso, la voglia di scoprire lo spazio e le stelle. In occasione di un convegno al quale Ed non potrà partecipare, comunicando, in anticipo, alla sua amata che sarà fuori per una conferenza, Amy scoprirà che Ed è morto già da qualche giorno. E le mail? Cosa sono quelle mail che continuano ad arrivare puntualmente anche dopo la morte? Ci sono le rose che arrivano, dei regali. Il romanzo è a una svolta; abbandona la sua dimensione reale per entrare in un spazio sospeso tra la vita concreta e il mistero. Per avere delle certezze, Amy si recherà nella città dove vive Ed. E qui scoprirà che il decesso è un fatto vero; il Prof. è stato stroncato da una malattia ed è stato cremato. In ogni caso, Ed continua a farsi sentire… in modo virtuale è presente e vive ancora al fianco della donna amata. Dopo la sua morte, la ragazza vivrà una corrispondenza ai confini della realtà; un rapporto sospeso tra la vita e la morte, alimentato da una costruzione perfetta che tocca le due anime dimenticando, invece, i corpi ormai smarriti in mondi diversi.

Nel romanzo è presente una scrittura delicata che percorre le esistenze dei protagonisti. Una narrazione profonda che procede quasi a scatti, come a voler dimostrare le alterne vicende che attanagliano le vite degli uomini. Sulla vicenda raccontata, vige il filo perenne di un amore superiore e assoluto che vuole vincere anche la morte. Una corrispondenza audace, forte, tenera, paziente, delicata che va oltre, anche oltre i limiti noti. Ed non voleva morire; voleva esserci, esserci sempre. Per questo, negli ultimi mesi della sua vita, piuttosto che pensare alla malattia, mette in piedi una vita “da morto” per non essere dimenticato e stare, così, al fianco della sua Amy. Una prova d’amore certamente unica e assoluta. C’è un passaggio, nel libro, in cui viene descritta in modo molto semplice la bellezza di questo amore. Sarà Victoria, la figlia di Ed, a incontrare Amy. Sarà un colloquio che nasce da una sana invidia per aver percepito, nel padre, l’amore smisurato provato per la giovane amante; forse nessuno al mondo lo proverà per lei. È per questo che vorrà incontrarla, per capire come si vive un amore così totale e illimitato. La relazione sovrannaturale tra Ed e Amy viene alimentata da tutta una serie di comunicazioni che arrivano al momento opportuno; mail, dvd, vari regali, rendono vivo un legame che nemmeno la morte è riuscita a rompere. In uno di questi messaggi, Ed trasmette l’idea dell’immortalità dell’uomo ben sapendo che la mente umana non può comprendere l’infinito e, forse, nemmeno l’amore, fino in fondo. L’uomo, in quanto essere imperfetto, inevitabilmente riesce a commettere quell’errore fatale che priva la sua esistenza proprio del dono dell’immortalità. E prima di congedarsi, Ed confesserà il suo errore fatale che è stato quello di aver incrociato troppo tardi il meraviglioso destino di Amy… un errore troppo grande da aprire, inevitabilmente, la porta della morte.

Un romanzo potente e deciso che contiene, all’interno, una straordinaria storia d’amore. Giuseppe Tornatore non si limita a una semplice narrazione terrena, addentrandosi negli spazi ignoti della morte da cui fa riemergere il più emotivo e forte dei sentimenti umani. Il messaggio è chiaro: il vero amore va oltre, anche oltre la stessa vita che lo ha vissuto. Consiglio vivamente questa lettura come credo sia altrettanto interessante il film da cui essa nasce. In fondo, un maestro come Giuseppe Tornatore non poteva tradirci sull’elegante bellezza delle sue opere.

Giuseppe Tornatore nasce a Bagheria il 27/5/1956. È un regista, sceneggiatore e produttore cinematografico. Le sue produzioni cinematografiche hanno riscosso un notevole successo di pubblico sia in Italia che all’estero. I suoi film sono stati premiati in molte occasioni. Ha vinto l’Oscar, il Golden Globe, il David di Donatello. Nel corso della sua bella carriera, si scopre anche scrittore. In particolare, mentre il romanzo “La corrispondenza” prendeva forma, Tornatore parallelamente procedeva all’elaborazione del film omonimo.

Titolo: La corrispondenza
Autore: Giuseppe Tornatore
Editore: Sellerio
Pubblicazione: 2016
pag.: 165
Costo: € 13,00

invia il tuo messaggio

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.

Small C Popup.png

Iscriviti alla nostra newsletter