Il cielo capovolto

di Stefano Carnicelli

Ciò che ti colpisce, appena lo hai tra le mani, è la sua copertina. Miscuglio di tonalità d’azzurro, con spennellate che tendono all’alto, da destra verso sinistra, per uniformarsi nell’angolo superiore in un blu intenso.
Non può che richiamarmi l’idea del mare e del cielo. Un mare ed un cielo profondo, un po’ agitato. Al centro due pennellate disegnano, nella mia mente, un paio di onde tranquille, da dove ha inizio una sfumatura verso il bianco, che suggerisce una nuvola spinta e dispersa dal vento. Non c’è un vero e proprio confine d’orizzonte: il cielo si tuffa nel mare, inondandolo dei suoi colori, come gocce d’inchiostro miscelate nell’acqua. Ma i colori del cielo nascono e prendono vita da quel mare che al tempo stesso ne è il suo riflesso.

Indubbiamente – lo ammetto – la mia percezione è guidata dai versi di quella canzone che dà anche il titolo a questo romanzo: il cielo capovolto.

Fin da bambina tuffarmi nel mare è stato per me libertà e protezione: là nel mezzo, dove girando su me stessa non vedo che una miscela d’azzurro intorno, sotto e sopra di me. Il mare mi è sempre stato padre, e più tardi compagno – comunque uomo – che mi avvolge e protegge. E laggiù, dove i miei occhi si perdono, in quell’immaginaria linea in cui cielo e mare si toccano, l’inizio e il significato di tutta la vita. Un orizzonte che s’allontana sempre più ai nostri tentativi d’avvicinamento; un traguardo raggiungibile solo in un’altra dimensione che chiamiamo sogno, o forse Dio. Se tanto ho amato quella canzone – e il suo autore – è perché i suoi versi hanno dato voce a immagini che la mia fantasia aveva solo osato accendere.

Ma torniamo a questo oggetto che gira tra le mie mani. I libri io li annuso, ne prendo contatto, li giro e rigiro fino a sentirli “miei”.
E così sul retro, colpisce ancor più il nome dell’autrice della copertina: Chloé, di 7 anni. Una bambina che certamente possiede un grande talento. La pittura, così come la fotografia o qualsiasi altra forma d’arte, è innanzitutto un modo di guardare la vita.
Lo sfoglio: dopo una prima pagina con una dolce epigrafe scritta a mano dall’autore – che terrò per me – la dedica “A Ciccio“. Chi sarà mai? – mi chiedo. E mi viene in mente che così è chiamato anche Francesco De Gregori. Ma probabilmente è solo una mia associazione.
Poi due citazioni, tratte da due autori fra i miei più amati: Roberto Vecchioni e Ivano Fossati. E saranno i versi di questi due poeti la colonna sonora che accompagnerà tutta la storia, come in un film.

Non riassumerò qui la trama del romanzo, sia perché è già stata più volte riportata da altre recensioni, sia perché chi ne fosse incuriosito sarà bene che lo faccia suo, cercandolo in qualsiasi libreria.
Indubbiamente una storia su uno sfondo molto autobiografico. Dedizione e amore profondo che legano un padre a suo figlio: sentimenti che si capovolgeranno (ancora cielo capovolto?) nel ricordo e dolore per la perdita che il protagonista proverà, con la stessa intensità, per la figura paterna.
E ancora l’amore che si nutre d’attesa, che vive nel sogno, che genera energia e vita, che lega i due protagonisti: Francesco e Stella.
Riconoscibile, nello srotolarsi del racconto, la conoscenza e preparazione dell’autore nel campo sportivo e in quello bancario.

Una fine che a qualcuno potrebbe apparire triste; che mette, però, alla prova un amore che, se vero, deve compiersi nella sua concretezza di superare i momenti difficili che la vita ci porta, perché “[…] non bisogna amare quando tutto è facile e scontato: si ama sempre e ovunque, a prescindere. Bisogna amare anche nei momenti di difficoltà, in mezzo al dolore e alle tristezze della vita“.

Di un libro a me piace raccogliere anche i particolari meno protagonisti, e così cito la preghiera di Sant’Agostino che Don Markus legge durante la messa: la vorrei vedere sventolare nel cielo sopra di noi, trainata da un aereo, lungo tutta l’Italia.
E infine cito due personaggi minori che ritornano più volte fra le pagine e che per certi versi si somigliano, assumendo quasi la stessa figura; potremmo paragonarli ad un padre spirituale, o al Grillo Parlante di Pinocchio: Giovanni e Andrea. E qui, mi viene in mente l’associazione che Giovanni e Andrea sono anche i nomi dei primi due discepoli e apostoli di Gesù.

Duecentocinquantatrè pagine scorrevoli che hanno in sé già la fisionomia della trama d’un film.

Titolo: Il cielo capovolto
Autore: Stefano Carnicelli
Editore: Prospettiva Editrice
Pubblicazione: 2011
pag.: 255
Costo: € 12,00

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