Furore

di John Steinbeck

Quando un amico mi presentò “Furore”, mi disse che si trattava di un bellissimo romanzo con un finale straordinario. A mente fredda, dopo un’attenta lettura, devo confessare che Antonio aveva ragione. “Furore” è il romanzo della speranza, della vita che vuole e deve rinascere sopra le macerie di un passato cancellato sotto i colpi di trattori cattivi e violenti. “Furore” è un viaggio infinito che spacca l’America, sospeso tra le attese di un futuro migliore e la disperazione di un pesante presente.

Siamo negli U.S.A., anni Trenta. Nelle regioni del Midwest si vive la fine, prematura, della mezzadria. Non ci sono più gli spazi e le possibilità per far vivere, dignitosamente, famiglie coloniche che, da generazioni, occupavano terreni messi a disposizione da padroni sempre più esigenti. Basta un solo trattore per sbattere fuori dieci famiglie; i mezzadri sono costretti a fuggire perché i proprietari (banche, grandi società, etc.) hanno deciso di gestire diversamente i loro terreni. Addirittura sono gli stessi ex mezzadri a guidare le macchine che abbatteranno le case dei loro fratelli. Si cancella la storia, si calpesta la memoria, sotto l’egida di un profitto che, a parere dei padroni, stentava nella crescita.

Tom Joad ha pagato il suo debito con la giustizia, scontando in carcere la sua pena. Fa ritorno nella sua vecchia casa colonica proprio nei giorni in cui la famiglia sta smontando i pezzi di una vita destinata a essere abbandonata; anche loro, mezzadri in fuga, attratti da volantini che esaltano occasioni di lavoro nei territori californiani.

Il romanzo di Steinbeck gronda di storia e passione. Alterna le vicende della dignitosa famiglia Joad con passaggi attenti e precisi dedicati alla storia americana; quella triste, in cui uomini spietati affamavano i loro fratelli. In “Furore” ci sono denuncie, condanne, attacchi ai poteri forti. Il profitto non può aspettare; morirebbe… se il mostro smette di crescere, muore. E così l’eterno legame tra l’uomo e la sua terra, svanisce nel silenzio. Le strade si popolano di carrette mal funzionanti che trascinano stanche famiglie sfrattate. Nel viaggio di una speranza che ha il sapore del miraggio, si perdono i pezzi. I vecchi non riescono a superare l’onta dell’esilio: moriranno in silenzio ai bordi di strade anonime che accolgono famiglie disperate affamate di futuro.

Mi ha positivamente colpito la semplicità nei dialoghi e nelle descrizioni; sono parole vere e profonde che vanno al punto. Ti arrivano, le senti, rendono bene la storia con tutte le sue drammatiche conseguenze. La famiglia Joad affronta un lungo viaggio verso la California; con loro c’è anche Casy, un ex predicatore. Sperano di trovare un lavoro e di rimettere su una casa dignitosa. Vivono per la strada, smontando e rimontando le loro tende. Nelle parole dell’autore, è straordinario percepire la solidarietà e l’onestà di intere famiglie che inseguono un sogno. Queste belle e legittime attese, mal si conciliano con l’agire dei pochi, i detentori della ricchezza e del potere, che tendono a sfruttare oltremodo uomini affamati e disperati, calpestando la loro dignità. Nella terra dei sogni, arriveranno in tanti, troppi. La domanda di lavoro supera di gran lunga l’offerta. Il salario scende, scema ogni giorno e attrae solo quei disperati che vedono morire di fame i propri familiari. Chi non accetta e si ribella, è uno sporco “rosso”, destinato a essere colpito.

Furore” è la rabbia di un popolo, è una lotta di classe embrionale e mal percepita, è una vergogna della storia! Steinbeck ci delizia con pagine potenti e importanti nelle quali le minuziose descrizioni dei personaggi, curate anche nelle profondità degli aspetti caratteriali, ci offrono tutta la bellezza di una scrittura ricca e autentica. Intere famiglie che mettono in comune le loro vite, i loro pochi averi, per sognare, insieme, una terra promessa. Molto spesso, trovarono solo odio da parte dei ricchi proprietari che li aspettavano per sfruttarli. Li schernivano chiamandoli “Okie”! Straordinaria e unica appare la figura di Mà. È la mamma dei Joad; donna forte e coraggiosa, in grado di mantenere unita una famiglia altrettanto audace. È il perno della famiglia intorno al quale ruota la vita; anche quella della figlia Rose che si trascina un’ingombrante gravidanza.

Nel meraviglioso finale, oltre a percepire il fantasma di Tom, costretto a fuggire per aver creduto in un sacrosanto senso di giustizia per i diritti umani lesi, si respirano nuovamente la vita e la speranza. Una vita che, seppur svanente per le privazioni subite, ritrova i sussulti proprio alla fonte della vita stessa. Un romanzo che contiene un incantevole crescendo narrativo; una penna che si muove con leggerezza ed eleganza in uno spaccato della recente storia americana. Un libro che insegna certamente la vita passando per quei sentieri che hanno cercato, al contrario e in modo ingiusto, di distruggerla.

John (1902-1968) è uno dei massimi esponenti della letteratura americana e mondiale. È stato scrittore, autore di romanzi e racconti brevi, giornalista e cronista di guerra. Nel 1962, ottiene il Premio Nobel per la letteratura. In precedenza, proprio per il romanzo “Furore”, aveva ricevuto il National Book Arward e il Premio Pulitzer.

Diversi i romanzi di Steinbeck: “I pascoli del cielo”, “Pian della Tortilla”, “Uomini e topi”, “Al Dio sconosciuto”, etc. Nel 1964, riceve dal Presidente degli U.S.A. la medaglia presidenziale della libertà. Nelle motivazioni per il conferimento del Nobel si legge: “Per le sue scritture realistiche ed immaginative, unendo l’umore sensibile e la percezione sociale acuta“.

Titolo: Furore
Autore: John Steinbeck
Editore: Bompiani
Pubblicazione: 2013 (prima uscita 1939)
pag.: 633
Costo: € 14,00

invia il tuo messaggio

Questo sito fa uso di cookie per migliorare l’esperienza di navigazione degli utenti e per raccogliere informazioni sull’utilizzo del sito stesso. Proseguendo nella navigazione si accetta l’uso dei cookie; in caso contrario è possibile abbandonare il sito.

Small C Popup.png

Iscriviti alla nostra newsletter