Dalla finestra

Partecipo da più di un anno alle esposizioni collettive che si tengono bimestralmente presso la cooperativa La Burnia di Avigliana. Sono esposizioni di pittura o scultura a tema che fungono da “contorno” ulteriore a quello mangereccio, servito nei piatti durante i vari pasti. Giovedì 29 novembre c’è stata l’inaugurazione della mostra che chiuderà il 2018 e aprirà il nuovo anno: le curatrici e artiste Cecile Dossogne e Simona Zara, ci hanno proposto il tema “Dalla finestra”.

Come spesso succede, anche questo vernissage è stato animato da una performance poetica e da una musicale; in particolare, si è esibita con grande successo la BBBand, che ha proposto un repertorio di grandi cantautori italiani, coadiuvata da “I ragazzi del giovedì” che hanno arricchito lo spettacolo, ciascuno secondo le proprie capacità di apprendimento e partecipazione.

Già ad un primo sguardo “Dalla finestra” si rivela una mostra molto ricca e variegata, così mi sono chiesta quanti artisti abbiano utilizzato questo particolare architettonico nei loro dipinti.

Subito il pensiero va ad Edward Hopper, di cui ho già parlato nel primo articolo di questa rubrica, il pittore dell’attesa, della solitudine e della luce, che rappresenta spesso i suoi personaggi all’interno di abitazioni o altre strutture, spiati attraverso le finestre o affacciati verso l’esterno o ancora illuminati dalla luce che proviene dall’esterno. In queste tele, dalla finestra, si scorgono paesaggi urbani o periferici, di campagna o boschivi, anche marittimi, ma sempre incredibilmente desolati.

Anche il contemporaneo Renè Magritte (siamo sempre nella prima metà del ‘900), trasforma la finestra nel luogo della rappresentazione della condizione umana, per dirlo con sue parole, seppur con modalità pittoriche diverse, essendo lui un surrealista. In queste opere, è ciò che l’artista decide di dipingere che crea la natura esterna: la realtà che noi vediamo dalla finestra è mediata dall’arte.

Rimanendo nel mondo a me caro del surrealismo, posso citare Salvator Dalì, il quale, nel periodo precedente alla sua produzione più famosa, ritrae sua sorella Ana Maria in due diversi capolavori entrambi del 1925 e in cui in entrambi dalla finestra si scorge il mare di Cadaques: la “Ragazza alla finestra”, un quadro impressionista e “Figura di profilo”, tela di transizione con l’espressionismo, esposta quest’ultima al Teatro-Museo di Figueres (Spagna), che ho avuto l’occasione di visitare l’estate appena passata. A proposito di opere ammirate dal vivo, mi viene in mente la “Donna alla finestra” (1942) del neorealista ed espressionista Renato Guttuso, presente nelle bellissima mostra alla GAM di Torino della primavera 2018, e “Kizette al balcone” (1927) di Tamara de Lempicka, esposta a Palazzo Chiablese nel 2015: nella tela della pittrice polacca, oltre la ringhiera si estende un paesaggio urbano palesemente cubista, in contrasto con il paesaggio espressionista a tinte forti del pittore italiano.

Molti sono gli artisti che posso ancora menzionare.

Munch ha dipinto “Il bacio con la finestra” e “Ragazza alla finestra”; Chagall ha dipinto “Finestra con vista sul giardino” e “Finestra nella Dacia”; MatisseWoman reading” e “Armonia in rosso”; BoccioniRitratto di scultore” e “Romanzo di una cucitrice”; FriedrichDonna alla finestra”; CaillebotteGiovane uomo alla finestra”; PicassoLa table devant la fenetre”; SironiSolitudine”; Savinio (Andrea De Chirico) “L’annunziazione”… e chissà quanti altri non sono riuscita a trovare…

Tra tutti, mi ha colpita la storia di Armonia in rosso, non tanto per il paesaggio bidimensionale che si scorge oltre la finestra, ma piuttosto per l’indecisione di Matisse che alla prima stesura usò il verde come colore predominante, poi decise di ridipingerlo in blu e così lo presentò alla prima esposizione, per cambiare successivamente e definitivamente il colore di fondo in rosso: di pari passo naturalmente cambiò più volte il titolo dell’opera.

Per quanto riguarda gli autori contemporanei, posso menzionare Antonio Nunziante con “Notte magica” e “Il ritorno dell’argonauta”, due fra molte delle opere metafisiche in cui è presente la finestra come espediente per rappresentare quel qualcosa che va oltre l’esperienza comune. Talvolta l’elemento metafisico è all’esterno, in altre opere all’interno della stanza.

In conclusione di questa carrellata di artisti, vorrei parlare di due opere di epoche diverse e di diversa concezione dell’arte, ma che, per contrasto, trovo siano legate con il tema della finestra: “L’ultima cena” di Leonardo, di fine ‘400 e “Charlie non fa surf” di Maurizio Cattelan del 1997.

Ne “L’ultima cena”, il paesaggio che si scorge dalla finestra ha il compito di completare la prospettiva pittorica dell’affresco, e quindi di aumentare virtualmente lo spazio del dipinto.

Charlie non fa il surf” è un‘installazione di Maurizio Cattelan, composta dalla sagoma di un bambino seduto e letteralmente inchiodato con due matite al banco di scuola. L’opera è sapientemente ambientata nel museo di arte contemporanea di Rivoli davanti ad una finestra dalla quale non si può vedere nulla. La prospettiva è drammaticamente interrotta, lo spazio è chiuso e limita le possibilità di relazione con il mondo esterno.

Per ultimo, accenno alle opere con cui ho contribuito all’esposizione della Burnia: oltre alle copie ad acquerello di un Magritte e di un Nunziante, ho esposto “Social Light”, una tela in cui non è dipinta una finestra reale, ma uno smartphone, una finestra virtuale sul monto esterno, un mondo molto più ampio e quindi molto più insidioso di un paesaggio reale. In effetti l’opera mette in risalto la luce che proviene da questo oggetto elettronico e che si compone di due elementi: così come la fisica ci dice che la luce ha una doppia natura ed è composta in parte di onde e in parte di corpuscoli, così ciò che ci raggiunge attraverso lo schermo del cellulare è in parte informazione e in parte idiozia, una doppia natura che dovremmo, per il nostro bene, riuscire a discernere.

Se volete vedere “Social light” e tutta l’esposizione collettiva “Dalla finestra”, avete tempo fino al 31 gennaio 2019 presso la Burnia, Avigliana.

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